Risposte "emotive" : come si evitano i fatti



Osserviamo spesso in Tv o leggiamo sui giornali e social network notizie in cui persone comuni, politici o imprenditori vengono accusati di colpe più o meno gravi. Da quel momento, quel certo fatto, diventa mediatico e assume forme del tutto nuove.


L'accusato infatti non risponde più razionalmente, punto per punto all'accusa, ma bensì risponde "emotivamente" mostrando o descrivendo la propria sofferenza ed il proprio dolore: risponde cioè  "mettendoci la faccia" come se il coraggio avuto nel mostrarsi fosse indice di innocenza. Questo lo vediamo tutti i giorni in Tv dove da telespettatori diventiamo giudici di fatti, il più delle volte atroci, basandoci sulla risonanza emotiva che ci dà un certo volto o un certo tono di voce.

Questo comporta che si vada alla ricerca di elementi razionali di colpevolezza o innocenza nelle manifestazioni emotive, e quindi irrazionali, dell'accusato: più l'accusato si mostra, più descrive la propria sofferenza, più ha il viso telegenico e docile, più ci convinciamo, nel paradosso più assoluto, della sua innocenza.

Dovrebbe accadere l'esatto contrario, anche per la tutela della persone: l'aspetto emotivo cioè dovrebbe essere messo da parte e taciuto il più possibile in quanto potrebbe contaminare quella razionalità su cui è stata posta l'accusa e su cui ci si dovrebbe basare per discolparsi.

Altri sistemi di risposta, molto usati in politica, sono la negazione dell'accusa dando per ovvia la propria innocenza senza però mai affrontarla con gli strumenti razionali che le competono: frasi come  "non mi fermerò, andrò avanti" , "nonostante tutto cammino a testa alta", "ci penserà la magistratura" palesano solo un Io rigido (e non forte!) in cui ci si identifica che però non mostra mai elementi congrui su cui poter ragionare. Ma non solo: questa "prepotenza" linguistica annulla tutti gli altri a cui si dovrebbe invece una spiegazione semplice, logica e razionale.

Va anche ricordato come all'irrazionale non importa nulla del fatto in sè: esso va alla ricerca del pettegolezzo e delle maldicenze, sollecitando in noi quella morbosa curiosità sulla vita intima e personale degli interessati in cui però non è rintracciabile alcun elemento di giudizio.

A noi, quindi, non resta che il solitario lavoro di scindere gli aspetti razionali da quelli irrazionali per non cadere in quel magma illogico da cui prendono avvio anche le nostre mancate ragioni. S.C.