Lo Sguardo: tra Identità e Disagio



La nostra identità, il nostro Io è ciò che ci da l'impressione di essere un unità compatta.
Per noi è ovvio sentirci così, ma non lo è sempre stato: tra i sei e i diciotto mesi di vita ad esempio, dice Lacan, il bambino è ancora in uno stadio di incoordinazione motoria in cui non si percepisce come un tutto;
solo vedendosi allo specchio e identificandosi con la propria immagine inzia l'esperienza primordiale dell'abbozzo dell'Io, perchè quell'immagine lo fa sentire tutto intero, compatto, ovvero lo fa sentire come un unico Io.

Tale funzione non è data solo dallo specchio ma anche e soprattutto dallo sguardo: quando una mamma guarda il proprio bambino sta proprio assolvendo a tale funzione.

L'Io senza l'altro non può esistere, così l'altro ce lo portiamo dentro, come immagine, come occhio che costantemente ci guarda. E se tale sguardo non è uno sguardo accogliente, la nostra Identità vacilla ed inizierà a dipendere da ogni altro sguardo, dando seguito a tutti quei vissuti delineati dalla paura di essere guardati, dal fastidio dello sguardo insistente, dall'angosciosa indifferenza degli sguardi in una folla.

Tutte figure queste che sottolineano un paradosso: desideriamo essere guardati per strutturare identità e sapere chi siamo, ma nel frattempo vorremmo evitare gli sguardi ed esistere anche senza di essi.

Da lì derivano tutte quelle tematiche del nostro tempo: i super palestrati che necessitano di sguardi per essere perchè senza sguardi cadrebbe quell'Io, quel senso di unità che solo lo sguardo può dare. E quando non vi sono sguardi, essi vengono immaginati: ci si immagina di essere osservati e ammirati anche in assenza di sguardi ed ammirazioni.

Ma anche l'anoressia è in un certo senso un problema di sguardi: l'anoressica dimagrisce in quanto non vorrebbe essere vista, ma è proprio dimagrendo che, saltando maggiormente all'occhio , è sottoposta ad ulteriori ed insistenti sguardi.

Osservando lo sguardo altrui dunque non incontriamo mai l'altro, ma noi stessi, quell'accenno di volto che sentiamo vacillare appena smettiamo i panni diurni dei ruoli in cui ci riconosciamo e che con tanta fatica abbiamo costruito pur di non sentire quel Vuoto che ci determina e da cui prendono avvio tutte le nostre mancate identità....S.C.