Psicologia dei Figli: errori e rimedi



Un padre si presenta nello studio dello psicologo in quanto preoccupato per la figlia di 7 anni che da qualche tempo dorme male ed è svogliata.
Il padre ci racconta che ha sempre avuto un carattere "troppo fragile", "timido e remissivo" a differenza della sorellina più piccola, e che proprio per questo vorrebbe iscriverla ad un corso di arti marziali per "svegliarla un pò".


Dai colloqui emerge come il padre sia sempre stato preoccupato per l' "assenza di carattere" della figlia, in quanto giudica gli elementi di timidezza non come elementi di un carattere, ma come prova dell' assenza di un carattere: per lui infatti un carattere è tale solo se "forte" ed "estroso".

Ma qui il primo problema: timidezza e riservatezza non sono assenza di carattere, ma tratti di un carattere! ecco l'importanza di far prendere coscienza al padre che si può anche essere timidi, che si possono anche avere diverse inclinazioni.

Ma non solo: la timidezza,  l'accoglienza e l'attenzione sono fondamentali alla bambina per accudire la sorellina più piccola anche durante i giochi, ed è proprio questa ambivalenza la causa del suo malessere: infatti da un lato la bambina viene premiata per questi tratti di carattere, quando gioca ed accudisce la sorellina,  ma dall'altro viene punita per gli stessi lati caratteriali in quanto troppo "fragili".

E' questa ambivalenza la causa del suo malessere: riceve un premio ed una punizione per lo stesso motivo, ed è in questa ambiguità che la bambina ha perduto la sua via, la sua spontaneità. Riceve continuamente l'informazione che lei, così com'è, sia sbagliata: deve correggersi, deve fare arti marziali, pur di essere diversa...pur di essere come il padre vuole.

Quante volte senza accorgercene diamo queste informazioni contraddittorie ai figli? quante volte dimentichiamo che loro non sanno ancora districarsi nelle ambivalenze emotive?
e quante volte, infine, imponiamo loro un modo di essere solo per poter riconoscere noi stessi? S.C.