Realizzare sè stessi: l'inganno della cultura moderna




Bisogna realizzarsi; capire quale sia la propria strada, trovare il proprio posto nel mondo. Niente è impossibile, se vogliamo possiamo fare tutto.
Queste sono le indicazioni diffuse dalla nostra cultura, apparentemente giuste.

Si, apparentemente: infatti realizzarsi, trovare il proprio posto nel mondo è in realtà solo l'estremo tentativo di imporre il proprio Io, di vedere il nostro Ego come la cosa più importante, l'unica cosa nel mondo.

L'obiettivo della nostra cultura infatti sembra essere quello di far dimenticare che l'Ego è effimero, per convincerci che conta solo ciò che riusciamo a "piegare alla nostra volontà" come disse Nietzsche; così siamo spinti a "trovare un posto nel mondo" come unica forma di libertà che ci è concessa, senza badare al fatto che i posti sono già tutti assegnati e che ci è concesso scegliere solo all'interno di opzioni già date, per cui anche quella libertà non è mai stata tale.

La "nostra" vita individuale è solo una piccola cosa rispetto alla "vita", e il nostro Ego è solo una piccola parte di un sistema più grande che lo governa e lo dirige, a cui la psicologia ha dato il nome di Inconscio. Anche l'interesse per l'Oriente, nelle forme della meditazione e della trascendenza dell'Ego, sembra prender corpo proprio dalla necessità di rifiutare questa impostazione ego-centrica.

Da questo scenario prendono vita tutte quelle figure del nostro tempo: "mental coach", "life coach", "motivatori", che altro non sono se non figli di una cultura egoica, la stessa cultura che spinge a rafforzare il proprio Io e poi, quando questo realmente accade, prende subito seri provvedimenti. 
Eh già, perchè rafforzare l'Io significa farlo diventare onnipotente, e l'onnipotenza è quel sottobosco su cui crescono gran parte delle tragedie a cui assistiamo.

Queste figure sono sorte a partire dalle rivoluzioni settecentesche, quando cioè la società ha imposto agli individui di ridefinire se stessi, cioè la propria identità individuale, in modo autonomo. Ma ciò non significava che ci si fidasse dei singoli, ma anzi è proprio il fatto di mettere la responsabilità individuale per la formazione personale, dice Bauman, che ha dato vita ad allenatori, consulenti, insegnanti, guide, coach, e quindi, possiamo dire noi, ha creato in realtà solo nuovi bisogni. Ecco perché, conclude l’autore, “l’identità come tale è un invenzione moderna” , in quanto si diventa individui autonomi non per impulso di natura, ma per mandato sociale.  S.C.