Smartphone, whatsapp, facebook, twitter. Foto di baci e degli eventi a cui si partecipa; conversazioni d'amore scritte come stati; condivisioni di risate ed allegrie. Tutto ciò che prima era riservato, ora è pubblico. Questo comporta una drammatica conseguenza: il potersi rivedere in tutte quelle espressioni che prima erano, e dovevano restare, nascoste al nostro sguardo.
Prima, senza la possibilità di fare foto o di condividere stati, i nostri atteggiamenti amorosi, le nostre espressioni e le nostre risate potevano essere viste solo dalle persone a cui erano destinate mentre erano completamente nascoste al nostro sguardo. Questo è un punto importantissimo per la nostra quiete interiore e la nostra identità: le nostre espressioni e i nostri atteggiamenti infatti, non sono destinati al nostro sguardo, non sono destinati ad essere ri-visti da noi stessi, ma sono destinati all'altro che ci sta difronte, grazie al quale possiamo tentare di strutturare un minimo di identità.
Nel ri-vedere noi stessi, perdiamo noi stessi: ci correggiamo, ci replichiamo, ci giudichiamo. Con la possibilità di ri-vederci perdiamo la possibilità di ri-conoscerci perchè, paradossalmente, più facciamo diventare l'Io un punto di riferimento assoluto più sarà facile smarrirsi e perdere la propria spontaneità.
Con i social network, aumentando il nostro desiderio di condividere, si finisce per fare le cose solo per il bisogno di raccontare che le si son fatte, svuotandole così di ogni senso e significato che non sia quello di essere mostrate.
Andando avanti così infatti
l'Io si abitua ad avere sempre un pubblico, una platea a guardarlo,
senza la quale egli sembra smarrirsi. Niente è più tenuto segreto. Niente è più "mio", neanche quell'amore che tanto ostento. E così, svuotati di tutto, ci ritroviamo nella affannosa ricerca di
identità, che non possiamo più trovare se non nello sguardo degli altri,
a cui concediamo anche la nostra felicità perduta. S.C.