Sull'Amore inaccetabile: dalla Pietà alla Violenza



Il Sentimento dell'Amore, prima che con l'Altro che ci ama, lo ri-conosciamo tramite noi stessi, nella nostra capacità di amare l'Altro: amando l'Altro cioè mi predispongo a ri-conoscere e a ricevere Amore.

Ma ricevere Amore presuppone uno "spazio" interno, un luogo in cui poterlo accogliere; se quello spazio però è occupato da pensieri, da inquietudini, da un senso di fallimento, risulta impossibile ricevere Amore: non sto qui parlando di mancanza di autostima, parola oramai svuotata da ogni senso psicologico e riempita di luoghi comuni e banalità,  ma di quella condizione psicologico / umana, putroppo in questo periodo molto frequente, in cui ci si ritrova a non poter Amare l'Altro con una progettualità futura per mancanza di lavoro, di soldi, etc.

Non potendo amare l'Altro, non si tollera e non si accetta più neanche l'Amore che riceviamo dall'Altro, che diventa nell'ottica distorta di chi lo riceve, Pietà.
A questo sentimento si reagisce il più delle volte - e i Tg ne ricordano spesso il tragico epilogo - con rabbia e violenza sia verso sè stessi sia verso i propri cari.

Questo ci fa comprendere come i sentimenti, e tutto l'apparato psichico, non possono mai essere scissi dall'ambiente e dal momento storico che si vive: la psiche non è fuori dalla storia, ma è storia, da cui viene plasmata,  modificata e addirittura da creata. SC