Per capire l’importanza della natura e dei suoi prodotti per il nostro benessere psicologico, dobbiamo anzitutto chiederci che cosa è la psiche. La psiche non è un qualcosa che sta chiuso dentro di noi, ma bensì è il rapporto che abbiamo con il mondo esterno, è la relazione tra noi e l’ambiente.
E l’ambiente intorno a noi è carico di affettività: quel luogo in cui siamo stati con la persona amata non sarà mai più lo stesso luogo, così come quel cibo mangiato in quella situazione avrà un sapore legato all’affettività di quel momento; capiamo così l’importanza di ristabilire un contatto anche emozionale con la natura per il nostro benessere psicologico.
Purtroppo abbiam tolto alla natura il suo valore emotivo e di conseguenza il nostro primario e fondamentale rapporto con essa. Tutta la pubblicità e tutta la cultura dominante spingono infatti a scomporre i prodotti della natura in elementi “asettici”, proteine, grassi, carboidrati, come se realmente il cibo fosse tutto lì. Così ci siamo dimenticati di tutta quell’atmosfera emotiva imprescindibile dal cibo: quando mangiamo insieme a certe persone, quel cibo non lo digeriamo tanto bene; quando invece stiamo con altre compagnie, ecco che lo stomaco si spalanca e il cibo assume tutt’altro sapore. E già, sembra proprio che il cibo cambi sapore in base al luogo e alle persone con cui siamo.
E’ interessante notare a questo proposito come lo scomporre il cibo in elementi, riducendo la natura a mero composto asettico, è ciò che caratterizza le persone che soffrono di disturbi alimentari, come anoressia, bulimia ed ortoressia, i quali controllano ossessivamente la quantità o la qualità del cibo cercando di escludere quell’aspetto emotivo da esso indissolubile.
E allora, forse, ha ragione James Hillman quando dice: “A cosa si rivolge l'anima che non ha un terapeuta con cui fare le sedute? Porta le sue pene a un bosco, alla riva di un fiume, a un animale amico, oppure in giro senza meta per le vie della città, a contemplare il cielo notturno. E’ come respirare.”