Satanismo ai Castelli Romani

 

Rocca di Papa, Frascati, Castel Gandolfo: continuano gli atti vandalici contro i simboli religiosi ai Castelli Romani. Siamo di fronte al fenomeno del “satanismo”?
La maggior parte degli atti vandalici a sfondo religioso hanno a che fare con gruppi giovanili slegati dal satanismo vero e proprio, che ha una propria struttura, una dottrina, i cui rituali sono ben definiti e le cui sedi sono direttamente identificabili.
Questi gruppi indipendenti, formati per lo più da adolescenti affascinati dal paganesimo o suggestionati da qualche film o musica, praticano una sorta di satanismo “fai da te”, dove i gesti vandalici sono il frutto di un disagio psicologico, caratterizzato da personalità antisociale, desiderio di onnipotenza e ribellione adolescenziale, attribuito al culto di Satana, che funge da alibi.

Perché l’adolescente è spinto a compiere atti vandalici a sfondo religioso?
Attraverso i gesti vandalici religiosi l’adolescente soddisfa il suo bisogno di apparire visibile in un contesto sociale che tende ad ignorarlo e che gli offre poche opportunità: distruggendo i valori sociali i giovani riscattano la monotonia della loro quotidianità.
Ma non solo: attraverso questi gesti l’adolescente sperimenta il senso del rischio e del pericolo, indispensabile per strutturare quei limiti che saranno poi la base della sua identità. Non a caso questi comportamenti rischiosi intervengono anche sul piano cerebrale, nel metabolismo della dopamina, che dà un piacere, un eccitamento ai ragazzi: è come se la natura premiasse e spingesse i ragazzi a compiere gesti rischiosi.

Che ruolo ha in tutto questo il “gruppo”?
Il gruppo è un luogo di sperimentazione dove i ragazzi trovano un sostegno e si identificano con significati diversi da quelli famigliari. Molto spesso, però, questi significati, hanno a che fare con il senso di distruzione sul quale si convoglia tutta la ribellione adolescenziale.
Nel gruppo, inoltre, l’adolescente non si sente più responsabile delle azioni che compie, perché la responsabilità è scaricata sul gruppo stesso: questo alimenta atteggiamenti di odio e aggressività verso i simboli sociali collettivi.

Come è possibile aiutare i giovani in questa delicata fase evolutiva?
Costituendo dei riti di passaggio presenti, non a caso, in moltissime culture: nella tribù Sa, ad esempio, nell’Isola di Pentecoste, è presente il rituale del "Naghol" (tuffo a terra), dove il ragazzo, legato per i piedi, viene fatto cadere da una torre di legno (da cui noi abbiamo ripreso il “bungee jumping”): attraverso queste ritualità il giovane “sfoga” la propria rabbia, affronta il rischio, il pericolo, in un contesto protetto e socialmente condiviso. Oggi, purtroppo, nella nostra società non vi sono più ritualità condivise per cui gli adolescenti sono costretti a costruirsele da soli in forme, spesso, distruttive.  Dott. Stefano Coletta

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