Ciò che oggi si chiede ai politici non è tanto il saper governare quanto il saper raccontare ciò che essi fanno o non fanno: è il prezzo da pagare per aver fatto diventare i politici personaggi mediatici, dove le cose non vengono più fatte per lo spirito del bene comune, ma solo per essere raccontate, al solo scopo di “dare un segnale”.
Questo ha cambiato i parametri di giudizio: il politico non viene più giudicato in base a principi razionali, su ciò che concretamente ha fatto, ma in base a principi irrazionali ovvero in base alla simpatia che trasmette dal teleschermo o dalla bravura dialettica nel saper dire le cose. Basandoci sull'aspetto emotivo e non razionale saremo predisposti a giustificare qualunque cosa faccia un politico adottando il principio di generalizzazione : “ok ha rubato, ma tanto rubano tutti”, legittimando così qualsiasi comportamento improprio, oppure cadendo in una sorta di sillogismo: “dice cose giuste – quindi lui è giusto” senza confrontare le cose dette con la biografia e la storia di chi le dice per verificarne la coerenza.
L'Onnipotenza in politica
L'onnipotenza si palesa in atteggiamenti di superiorità che cessano solo quando si è già imposta la propria supremazia all'interlocutore. Questo avviene perché davanti a chi detiene il potere spesso cambiamo atteggiamento, voce e postura, mostrando una certa sudditanza che sottolinea quella pericolosa mancanza di autonomia psicologica in cui tutto diventa credibile.
Gli atti di prepotenza in politica tendono ad essere sempre giustificati: se ad esempio il mio partito politico, che dovrebbe rappresentarmi, durante la campagna elettorale copre in maniera assidua e programmata i manifesti degli altri partiti in modo del tutto illegittimo, dovrei sentirmi quantomeno indignato e lottare affinché ciò non accada. Ma questo senso di indignazione non si verifica: gli atti di prepotenza e arroganza sono concessi solo al proprio partito e non visti come tali perché rispecchiano i nostri stessi desideri inconsci di prevaricazione, dove basta vincere senza badare alle modalità con cui questo avviene.
L'Egoismo politico
La democrazia, lo sappiamo, è un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata dall'insieme dei cittadini, dove però è proprio la parola "insieme" che cozza contro la cultura egoistica in cui viviamo: "basta che io abbia questo, il resto non mi interessa" sembra essere lo slogan del mondo odierno. Ma da dove viene tutto questo Ego-ismo? Il nostro è un paese, ce lo dice bene Nietzsche spiegando l'Occidente, caratterizzato da un tipo di pensiero centrato sull'Io, che piega alla propria volontà le cose del mondo e della natura, dove è nell’agire e nel prevaricare che l’uomo costituisce la propria identità. Ognuno cioè vorrebbe il potere tutto per sé e nessuno è disposto a cederlo e distribuirlo a tutti gli altri membri di una collettività, come democrazia vorrebbe. Il politico quindi per concentrarsi sul bene comune ( e non sul bene di pochi) dovrebbe essere in grado di gestire il proprio Ego, di allentare la presa sulla propria persona anche se questo è in contraddizione con il ruolo mediatico che gli è stato assegnato.
L'onestà in politica
L'esser onesti di per sé non è un valore di merito, ma diventa un valore solo se diventa una scelta: uno può essere onesto semplicemente perché non gli è ancora capitata la giusta occasione per non esserlo. L'onestà quindi diventa un valore solo per colui che, nonostante abbia avuto occasione di essere un disonesto, rimane e sceglie di essere onesto, spazzando via tutti gli altri finti perbenisti che con mille parole mettono a tacere tutto ciò che non sono mai riusciti a realizzare per il bene comune. S.C.
Per approfondimenti:
Risposte "emotive": come si evitano i fatti
Mancanza della vergogna: dalla politica al sociale
Tra dire e fare: la distanza della politica
L'esser onesti di per sé non è un valore di merito, ma diventa un valore solo se diventa una scelta: uno può essere onesto semplicemente perché non gli è ancora capitata la giusta occasione per non esserlo. L'onestà quindi diventa un valore solo per colui che, nonostante abbia avuto occasione di essere un disonesto, rimane e sceglie di essere onesto, spazzando via tutti gli altri finti perbenisti che con mille parole mettono a tacere tutto ciò che non sono mai riusciti a realizzare per il bene comune. S.C.
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